LO STUDIO DELL’ARCO GIAPPONESE

Lo studio dell’arco giapponese, cioè il “Kyudo”, in Italia non è molto considerato e pochissimo conosciuto. I praticanti nel nostro Paese sono meno numerosi che all’estero (in particolare in Germania).

L’insegnamento da un’arte così affascinante

Nel corso degli anni, ormai mi avvicino ai trenta come pratica dell’arco giapponese, questa disciplina mi ha insegnato la pazienza e l’umiltà.

Anche se la meta finale è ancora molto distante, praticare con regolarità mi è servito a capire dove avevo delle mancanze e come avrei dovuto lavorare per correggerle.

La parte più difficile nel mio viaggio in questa vita, come per tutti, è proprio individuare le mie mancanze e i miei difetti.

Senza questa consapevolezza non è possibile iniziare un lavoro di miglioramento.

 

Arco giapponese1

leggi anche: https://www.kyudoiaidoqigong.it/lanima-del-kyudo/

 

Come mi sono avvicinato allo studio dell’arco giapponese

La mia esperienza nelle arti marziali inizia con il Karate nel 1971, abbinando la pratica con l’Aikido.

A metà degli anni ottanta, era arrivato da poco il Kendo: mi affascino e intravedo un percorso nuovo e stimolante.

Così inizio, affiancando anche lo Iaido (spada giapponese) che tuttora pratico.

Però capivo che mi mancava qualcosa: una parte più riflessiva che compensasse quella dinamica.
Ho intravisto che l’arco giapponese mi avrebbe dato quello che sentivo mancarmi.

Sarei rimasto sempre nel mondo delle arti marziali, che mi appassionava molto e di cui tuttora non posso fare a meno.

 

leggi anche: https://www.kyudoiaidoqigong.it/kyudo-il-mio-percorso/

 

L’arco giapponese: alla ricerca di un Insegnante

Il kyudo era quello che mi mancava, ma come fare per poter imparare un’arte così poco conosciuta?

Un giorno ho letto un articolo su una rivista, scritto da un maestro italiano: Vittorio Rosenberg Colorni.

Parlava del Kyudo. Mi affascinò quello che scriveva, ed era quello che cercavo da un po’ di tempo, senza trovare nulla che mi emozionasse sul serio.

Lo contattai e gentilmente trovò il tempo di incontrarmi.

 

 

Arco giapponese3

leggi anche: https://personaltrainer-fitness.blogspot.com/2017/07/lo-sport-ideale-per-cardiopatici-arriva.html#more

 

             L’incontro con il Maestro

Il Maestro abitava a Milano ed io a Torino ma questo non mi fermò, anzi mi stimolava in modo particolare.

Questo è l’esempio che dimostra che il Maestro non si trova mai sotto casa: nulla ci deve fermare, neanche la distanza se veramente vogliamo qualcosa che sentiamo necessaria.

Il primo contatto, all’uscita della tangenziale di Milano, è stato cordiale e sereno.
L’ho seguito fino a casa sua.

Per tre incontri (uno a settimana), mi ha spiegato e raccontato il Kyudo in Italia. Io ho ripercorso con lui la mia storia nelle arti marziali giapponesi.

In tutto questo, ancora non sapevo se mi avrebbe accettato come suo allievo.

Solo al terzo incontro mi ha confermato che avremo iniziato l’addestramento. E ancora lo ringrazio dei cinque anni passati con lui.

Così iniziò il mio viaggio con lo studio dell’arco giapponese che ancora ora indegnamente porto avanti, come eterno apprendista.

Ma il piacere che più mi appaga è che i miei allievi provano le mie stesse sensazioni di quando praticavo con il mio Maestro… e un po’ li invidio :)

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Vincenzo CESALE
チェサレ – ヴィンチェ ンソ
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TROVARE la FORZA INTERIORE con le ARTI MARZIALI

 Come trovare la forza interiore che desideri?

Molte persone rifiutano l’idea di praticare arti marziali perché immaginano, dalla visione dei film, che siano aggressive e violente. A nessuno piace essere additato come violento.

Ma non è così: le arti marziali non sono violente. Chi fa arti marziali non è una persona che combatte con la spada, ma se lo fa, utilizza il cuore e la testa.

La via delle arti marziali

E’ una via di costruzione di un solido pilastro interiore, e’ una via nobile dove si impara a combattere, proprio per non essere tentati di farlo.

Infatti grazie all’equilibrio che le arti marziali portano nella vita, gli aspetti conflittuali vengono affrontati con maggiore fermezza, calma, lucidità di pensiero.

Molte persone hanno iniziato le arti marziali e subito hanno ritrovato l’equilibrio interiore, perchè insegnano la sicurezza, l’autostima, il valore vero, unico ed imprescindibile della persona.

Dalla pratica delle arti marziali, si possono trarre molti benefici e non semplicemente dal punto di vista fisico: aiutano infatti a trovare la forza interiore in modo naturale.

 

Le arti marziali, infatti, aiutano a trasformare l’aggressività in energia positiva. Un eccessivo accumulo di energia infatti, può provocare ansia, aggressività e inquietudine.

Grazie alla pratica delle arti marziali, trovi il corretto equilibrio e scarichi l’energia in eccesso.

Inoltre le arti marziali aiutano anche la concentrazione, l’autocontrollo e servono a focalizzarti sull’obiettivo, senza perdere di vista i valori.

Soprattutto le arti marziali sono disciplina e rispetto, riescono a regalare benefici sia dal punto di vista fisico che mentale ed aiutano la persona nella sua crescita personale.

 

 

Le arti marziali liberano dalle frustrazioni

Le frustrazioni, spesso causate dalla mancata realizzazione, immagazzinano energia negativa in eccesso che deve essere liberata, altrimenti potrebbe esplodere.

Per questo potrebbero provare una sensazione di debolezza. Ma la forza deve essere liberata in maniera naturale, per non nuocere all’equilibrio.

L’uso del grido come riscaldamento, ad esempio, serve per togliere qualche inibizione emotiva ed è uno dei mezzi che servono per liberare la persona dal suo essere aggressivo.

Nelle arti marziali più antiche, la liberazione dell’aggressività è subordinata alla concentrazione.

Per tali motivi diventa fondamentale anche la coordinazione del corpo, come il controllo della respirazione.

Trovare la forza interiore porta benefici fisici e mentali

Le arti marziali consentono di lavorare molto sull’agilità e sulla flessibilità delle articolazioni, che risultano più forti e resistenti.

Ci sono poi esercizi che aiutano a rinforzare la schiena e rendono tutto il corpo più tonico.

Ma oltre ad esaltare i benefici fisici, le arti marziali aiutano a migliorare l’autostima, perchè infondono sicurezza.

Conoscere tecniche di difesa personale può servire a restare calmi anche in situazioni di pericolo.

 

Le arti marziali, aiutano a controllare e bilanciare l’energia vitale, allontanando ogni forma di energia negativa.Tutto questo si trasforma in forza interna che rende più stabili e sicuri di sè.

Chi pratica questa disciplina si sente più sereno, più tranquillo, più rilassato, più concentrato ogni giorno e può apprezzare aspetti della propria vita, che prima venivano ignorati.

Le arti marziali sono un inno alla vita! Finalmente la disciplina di autocontrollo che fa per te!

 

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Vincenzo CESALE
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Yin e Yang nelle arti marziali – Kyudoiaidoqigong

Yin e Yang: espressione di equilibrio nelle arti orientali.

“Il guerriero non è chi usa la forza”.
“Il guerriero è colui che medita”.

 

Le arti marziali sono una filosofia di vita. Le arti marziali sono efficaci in quanto derivano da un corretto equilibrio interiore tra corpo e mente. Ecco perchè possiamo parlare di Yin e Yang nelle arti marziali.

Il controllo della mente, la meditazione, la scoperta di energie interiori sono solo alcuni degli esercizi che esse prevedono. Forse però nessuno ti ha ancora detto che Yin e Yang si incontrano nelle arti marziali.

 

 

 

In Oriente si usa dire che è meglio essere un guerriero in un giardino che un giardiniere in una guerra.

Chi pratica arti marziali deve dare sfogo al proprio lato yang, senza reprimerlo: deve essere in grado di domarlo ed una volta domato sarà nel pieno potenziale delle proprie forze ed energie.

 

Questo sarà possibile attraverso il lato yin delle arti marziali, quello interiore fatto di lavoro sulle energie.

In questo modo si diventa artisti delle arti marziali.

 

Le arti marziali nascono con l’obiettivo di migliorare le capacità dello spirito oltre a quelle fisiche. Per essere praticate correttamente però necessitano di trovare risposta nella separazione tra il corpo e la mente, tra il fisico e lo spirito.La spiegazione ci arriva attraverso i concetti dello yin e dello yang.

Yin è: il freddo, il basso, l’oscurità, l’interno, l’inibizione, ciò che è materiale, l’ombra, la luna, la terra, il principio femminile.

Yang, invece, è il calore, l’alto, il movimento, l’esterno, la luminosità, l’eccitazione, la rapidità, tutto ciò che è immateriale, il Sole, il cielo, il principio maschile.

 

La loro assoluta interdipendenza esprime che ciascuno dei due aspetti è la condizione per l’esistenza dell’altro: il giorno non potrebbe esistere senza la notte, l’alto senza il basso, l’ombra senza la luce, il forte senza il debole.

L’equilibrio è nell’integrazione dei due, ed è quanto ci prefiggiamo di promuovere nelle arti marziali, attraverso la pratica e il lavoro con il corpo.

 

Nella nostra Scuola Yin e Yang non sono solo due forze, ma anche due persone

La completezza dell’energia si fonda sull’unione degli opposti. Abbiamo fondato i Due Cieli proprio per unire le strade: quella interiore e quella fisica.

Tuttavia la divisione non è così netta come potrebbe sembrare.

 

Nella via piùyin-e-yang-2 Yang, quella che seguo io, l’aspetto prevalente è quello del lavoro sul corpo e sui tendini , per ridare vita al corpo quando è in situazione ristagnante. Inoltre guido le persone ad esprimere il proprio lato yang in modo assertivo, soprattutto se si tratta di individui molto timidi, con eccesso di Yin.

Però nelle mie discipline è presente anche una parte di yin, rappresentato dalla ricerca alchemica e meditativa: perchè la cultura fisica non può e non deve isolarsi dallo spirito.

Vincenzo

 

 

Deborah, invece, seyin-e-yang-4gue la via più yin, di ricerca interiore, attraverso lo studio delle discipline di armonizzazione dello stile di vita e attraverso la meditazione.

Tuttavia, come la Medicina cinese Insegna, la ricerca interiore (da sola) finisce per far deperire il corpo fisico. Per questo il corso di formazione in Meditazione propone le Tecniche corporee per l’approccio con il radicamento ed il corpo fisico.

Unendo questi aspetti, offriamo una via completa a chi si avvicina allo studio con noi.

 

A seconda della predisposizione individuale, possiamo indirizzarlo verso il percorso più armonizzante, per le esigenze di quel momento.

 

 

Tao, yin e yang

Anche nelle arti marziali, Yin e Yang, sono opposti ma complementari, sono entrambe due energie indispensabili e la mancanze di una di esse determinerebbe la cancellazione del tutto.

C’è un’ affermazione del detto taoista «Nel movimento trovare la calma, nella calma, trovare il movimento»

 

 

Nei nostri corsi di arti marziali (che, preferisco definire “arti orientali”), è propositivo offrire delle risposte: quelle che l’uomo cerca nella vita di ogni giorno, incluso il potere di affermarsi.

E’ possibile trarre ogni sorta di beneficio da un lavoro integrato, dove corpo, mente e spirito possono riguadagnare il giusto spazio.

Yin e Yang influenzano in modo determinante le Arti Marziali.

 

YIN-E-YANG-3Per il principio del wu wei le Arti Marziali rifiutano la violenza.

Non bisogna infatti “agire” attaccando, ma semplicemente adeguare l’azione a quella dell’avversario.

Morbidezza e la cedevolezza sono qualità essenziali nella pratica delle arti marziali. Non bisogna opporsi alla forza dell’avversario, ma utilizzare la sua forza per batterlo.

 

 

Anche le tecniche di respirazione, di meditazione, di circolazione del Qi hanno avuto un’importanza determinante sullo sviluppo delle Arti Marziali.

Per questo sono anche una forma di meditazione dinamica grazie alla quale è possibile giungere all’unificazione.

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Vincenzo CESALE
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Deborah NAPPI

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Un insegnante ha il compito di metterti davanti alle tue debolezze

Se inizi un lavoro nel campo delle Arti Orientali, Iaijutsu, Kyudo e Qi Gong, devi sapere che un insegnante, ancor meno un Maestro non potrà diventare tuo amico.

Dovrà essere colui che ti aiuta ad affrontare le tue debolezze e i difetti dell’ego che ti impediscono di raggiungere il massimo dei livelli possibili per te, nell’arte.

Dovrai accettare anche le parole più dure.

Approfondisci questo tema leggendo il mio post: https://personaltrainer-fitness.blogspot.it/2018/02/stai-cercando-un-insegnante-o-un-amico.html#more

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Leggi anche: https://personaltrainer-fitness.blogspot.it/2018/02/la-riconoscenza.html

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Vincenzo CESALE
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L’ARTE MARZIALE NELL’ERA MODERNA

L’ARTE MARZIALE NELL’ERA MODERNA

Molte volte la spinta che porta ad avvicinarsi a queste arti è l’immaginario collettivo: l’invincibilità del samurai, la spada che da sola risolve i problemi, praticare con lo scopo della difesa personale, cercare un luogo dove scaricare la nostra rabbia, ecc..

Una premessa necessaria.

All’apertura delle frontiere giapponesi agli occidentali nel 1867, e alla conseguente caduta dello shogunato di Tokugawa, il pericolo era di perdere la propria identità culturale di molti secoli: così cercarono di salvare le loro arti di riferimento, la spada (Iaijiutsu) e l’arco (Kyujiutsu). 
Cercando di unirle e codificarle in chiave moderna, venne eliminata la parte jiutsu diventando DO (VIA); questo è anche il periodo della nascita di nuove discipline giapponesi: Kendo, Judo, Aikido, Karate, ecc.

L’ARTE MARZIALE2

 La trasformazione

La guerra civile che flagellò il Giappone per secoli, formò una casta di guerrieri molto specializzati al soldo dei padroni feudali. Nell’era moderna non era più indispensabile formare dei mercenari, ma sempre mantenendo le proprie tradizioni, formarono nel corpo e nello spirito i nuovi guerrieri per affrontare le moderne sfide che si stavano avvicinando. Questo ebbe un’importanza fondamentale delle antiche arti per i nuovi giapponesi, che si apprestavano ad affacciarsi nell’era moderna.

Che cosa puoi fare?

Allontanando la violenza fisica si ha la possibilità di avere una crescita umana molto più profonda, quindi non è più possibile pensare che queste arti portino distruzione. Sono termini che non appartengono più a quest’epoca: oggi queste arti portano dei benefici.

L’era moderna in cui viviamo non è esente da problemi, ma ora rispetto al passato abbiamo la coscienza di risolverli in modo pacifico e queste arti ci vengono in aiuto. Il praticare le arti giapponesi moderne ci dà la possibilità di trovare un equilibrio e formare un carattere forte adeguato all’era moderna, ci insegna con il lavoro di gruppo a fare parte di una comunità.

Vincenzo CESALE
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Arti marziali : le esperienze nello iaido dei gakusei

Praticare arti marziali a Torino, in particolare la via della spada giapponese.

Ecco il pensiero di un giovane praticante di Jaijutsu del dojo Niten Ichi Ryu, dopo cinque anni di pratica regolare.

Le sue personali sensazioni espresse in un modo chiaro, pulito e netto.

 

L’inizio: avvicinarsi alle arti marziali a Torino

È difficile estrapolare un solo episodio tra tutti i momenti di passaggio, le prove ed i piccoli passi che contraddistinguono questo lungo cammino e tanti sono stati i momenti importanti, sia praticando dentro al dojo sia fuori di esso.

Uno però lo considero significativo per il senso che ha praticare una disciplina: un momento preciso, semplice, ma carico di significati e di prospettive.

Quando sono arrivato al Dojo, come tutti, avevo in testa idee, immaginari, conoscenze, libri letti e grandi, stupende, intuizioni, stringendo l’obi ed indossando l’hakama, praticavo anche io, brandendo lo Iaito davanti a me.

La mente

Stavo lavorando al primo kata, provato e riprovato più volte, eppure c’era qualcosa che non andava: non avevo quella armonia e quella scioltezza che la mia mente pensava di avere (il mushin).

Il maestro si avvicina per correggere la posizione del mio braccio destro.

Appoggia la sua mano sul gomito e mi dice che lo devo abbassare di più; spinge lievemente e il braccio rimane rigido, bloccato, un pezzo di legno.

Guardo il mio braccio e non riesco a capire perchè: nonostante tutte le mie convinzioni, non riesco a fare una cosa così semplice.

 

Questo episodio è stato per me un grande salto in avanti, perchè ho intuito la distanza che c’era tra la mia mente ed il mio corpo.

I miei movimenti non erano bloccati solo dalla sua rigidità, ma dalla mente stessa, dal lato emotivo, dalle abitudini, da schemi sedimentati dentro di me che nessuna intuizione aveva scardinato.

E, proprio in quel momento, sono diventato un gakusei, un allievo, perchè ho accettato il cammino che mi si poneva davanti, perchè lo volevo, non perchè era un temporaneo bisogno qualsiasi, ma perchè è una sfida che mi affascina ogni volta.

Sono diventato un allievo perchè il mio pensiero successivo è stato uno solo: praticare!

Praticare è lavorare con il proprio corpo, imparare a conoscerlo e a controllarlo, ma significa anche sfidare il proprio ego che non molla mai la presa illudendoci di essere il nostro centro, significa affrontarne le resistenze, sciogliendone il peso.

Praticare è vivere il dojo, seguire gli insegnamenti, stare nel qui e ora con caparbietà e con gioia di farlo. Praticare è non mollare.

Liberare il proprio spirito, chiuso, imprigionato dalle ombre dell’esistenza quotidiana, farne una forza che accompagna i passi, le scelte, le sfide.

La ricerca del movimento armonico del corpo porta ad un’energia nuova, ad un atteggiamento verso la vita diverso, che permette di portare quell’energia nuova all’esterno del dojo.
Praticare è crescere anche in questo.

Praticare significa cercare e continuare a cercare….

“Quando credete che avrò appreso le tecniche a sufficienza,Sensei?”
“Mai.”

Senza lo sforzo della crescita interiore l’uomo resta un essere senza spirito, un tentativo fallito nell’ego.

Come il cammino che può fare un pezzo di legno che, dopo molto lavoro, diventa un burattino e poi continua ad essere quasi umano aspirando all’armonia dei movimenti, alla postura ed allo spirito in un semplice gesto.

Michele De Fazio Romano

 

Vuoi praticare le arti marziali giapponesi a Torino? Visita il nostro dojo.

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Iaijutsu : la pratica dello iaido vista dai senpai

Lo iaijutsu può cambiare la vita di una persona? Dipende dall’intensità con cui si pratica.

Ecco il pensiero di un senpai 先輩, praticante di Jaijutsu nel dojo Niten Ichi Ryu di Collegno (To)

 

Scegliere lo iaijutsu: perchè?

Capita spesso, chiacchierando con amici e conoscenti, che mi si chieda perchè io abbia scelto proprio lo Iaido fra le tante diverse discipline sportive e arti marziali oggi disponibili.

Ad essere sincero questa è una domanda che io stesso ogni tanto mi pongo, specie quando mi metto a contare gli anni che sono trascorsi da quando, ormai un decennio fa, mi sono iscritto al dojo Niten Ichi Ryu.

 

In tutti questi anni tante cose sono cambiate: l’organizzazione del corso, la sua sede, i compagni… ovviamente anche io.

E’ proprio sul concetto di cambiamento che vorrei provare a spiegare cosa sia lo Iaido e perchè può arrivare ad affascinarti e a non mollarti più, diventando parte indispensabile di te.

 

Mistero e solennità

All’inizio del mio personale percorso, ero, banalmente potremmo dire, incuriosito e attratto dall’arte giapponese: da quell’aura di mistero e solennità che aleggia nel dojo; dalla purezza di quelle forme che assume il corpo di chi pratica.

E poi dalla pungente bellezza dalla spada giapponese.

Ma in breve tempo ho capito che in realtà quello che davvero cercavo andava ben oltre: si trattava di qualcosa che nessuna precedente esperienza sportiva o agonistica mi aveva mai saputo procurare e che mai avrebbe potuto darmi.

 

Così lezione dopo lezione, anno dopo anno, ci si rende conto che quanto si apprende può avere un incredibile effetto sulla vita di tutti i giorni e che possiamo portarci tutto ciò anche fuori dal dojo: ad esempio a lavoro o nella vita privata.

iaijutsu-1

Potrei dire, rischiando facilmente di essere frainteso, che la Katana, una volta capito quanto poco sia importante, sia poi impossibile togliersela: perchè in realtà DIVENTIAMO NOI STESSI TUTT’UNO CON ESSA.

Credetemi è davvero difficile riuscire a spiegare questa metafora.

 

 

 

Gestire l’ansia con la pratica dello iaijutsu

Ci si approccia spesso allo Iaido con la smania di brandire una spada e di imparare ad utilizzarla, di farla “fischiare” fendendo l’aria.

Certo, è una sensazione bellissima di pienezza e forza: ci si sente bene a maneggiarla, ci si diverte, non lo nego.

 

Ma la verità è che per il suo tramite si impara tantissimo su di sè e sugli altri: si impara a gestire la propria ansia e a meglio controllare la propria mente ed il proprio corpo.

In pochissime parole, almeno nel mio caso, lo Iaido lo si inizia per alcuni motivi, ma poi lo si prosegue e lo si ama per altri.

 

Gestire e dirigere il cambiamento

Presto si comprende che lo Iaido può aiutarci a gestire il cambiamento, a dirigerlo nella direzione che desideriamo. Ci può insegnare a coltivare la ricerca continua del proprio miglioramento e a farlo non per scopi effimeri (come il semplice agonismo), così da farla durare nel tempo.

Lo iaido non è un insieme di semplici nozioni tecniche: queste sono solo l’inizio.  E’ piuttosto UN METODO, un approccio alla gestione di se stessi e della propria personale crescita, oltre i propri limiti.

Questa continua ricerca, questo impegno, questa dedizione, procurano una grande e duratura soddisfazione.

 

 

Quindi forse, se avete avuto la pazienza di arrivare a leggere fino in fondo, ormai avrete capito perchè io, come altri, abbiamo scelto lo Iaido.

Perchè, dopo aver avuto pazienza, ostinazione e fatto sacrifici, abbiamo intravisto quello che lo Iaido può donare e abbiamo scelto di afferrarne quanto più possibile.

 

Così, in certe serate si entra nel dojo un pò stanchi dalla settimana, frustrati, magari preoccupati e con la mente piena di pensieri opprimenti. Poi ci si prepara, si pratica e tutt’un tratto ci si trova concentrati unicamente su se stessi: sereni e col sorriso.

Un sorriso che non porti sul viso ma nel cuore, e che a differenza di quanto potresti fare col primo, hai modo di conservare anche fuori dal dojo.

Spero di esser riuscito nel non facile compito di spiegare cosa si prova a far iaido: detto ciò, buon cambiamento a tutti.

Umberto CANEPA

 

Per conoscerci meglio visita anche:

Vincenzo CESALE
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LO SHINKEN E’ UN MAESTRO

Lo shinken ed il suo significato nel mondo di oggi.

In questo post non voglio dilungarmi sulla spiegazione e storia della spada giapponese  “Katana”: è più che spiegata ovunque, in tutti i modi possibili.

Mi soffermerò invece sui concetti relativi all’uso attuale di tale strumento.

Iniziamo dal significato della parola “Shinken”, che non sempre è conosciuto.

Dividiamola in due concetti:
Shin significa morte;
Ken significa spada.

Ecco la traduzione letterale: la spada che dà la morte.

Nel nostro linguaggio significa semplicemente che si tratta di una spada vera, e non di un attrezzo sportivo come lo iaito, che si usa nella pratica dello iaido.

 

shinken-2

 

Esiste buono o cattivo?

Parliamo quindi di un oggetto in sé pericoloso e mortale. Forse in questo momento ti senti innorridito, leggendo tali concetti.

Tuttavia voglio riflettere un momento, se me lo permetti, portandoti degli esempi pratici.

Tutti noi, o quasi, utilizziamo un’automobile: per andare al lavoro, in gita al mare o in montagna, per recarci a trovare la fidanzata o il fidanzato… Meno male che hanno inventato l’automobile!

Però se una sera sei ubriaco, drogato o anche solo distratto, questo strumento di gioia può diventare uno strumento di morte. Quindi cosa facciamo: aboliamo l’automobile?

Certo che no, la soluzione corretta è solo: usarla con intelligenza.

Possiamo andare avanti ad elencare molti oggetti inventati all’uomo: coltelli da cucina, asce, forbici, martelli, l’elettricità, il gas con cui cuciniamo, ecc. Tutti potenzialmente positivi , ma altrettanto pericolosi.

Allora il problema non è più l’oggetto, ma come intendiamo utilizzarlo. Qui entra in gioco la famosa spada giapponese, lo shinken: usata nel modo giusto è molto più attuale di quello che si crede.

 

 

Lo shinken è un maestro

Nella vita mi sono trovato ad affrontare (come sarà capitato anche a te), situazioni a volte difficili, altre molto difficili: sentimentali, emotive, economiche…

Sono caduto più volte, ma mi sono sempre rialzato e ho ricominciato con sempre più energia e forza.

Questo anche grazie all’insegnamento (rispetto, tenacia, pazienza), che questo oggetto mi ha trasmesso.

La via della spada

Per me è stato decisivo percorrere la via della spada giapponese e dell’arte a cui appartiene, lo “Iaijutsu”, con tutto quello che comporta:

il suo apprendimento, imparare dagli errori, entrare nei più reconditi segreti della pratica, e naturalmente il mantenimento (pulizia dello iaito e politura della shinken).

Tutto questo non solo conserva la lama nell’efficienza, ma contribuisce a preservare l’eleganza di questa vera opera d’arte, che è la spada giapponese.

Per anni ho forgiato il mio spirito attraverso lo studio dell’Arte della Spada
affrontando con fermezza ogni sfida.
Improvvisamente le mura che mi circondavano crollarono;
come una pura rugiada che rifletteva il mondo con cristallina chiarezza,
era giunto il risveglio totale.
Usare il pensiero per analizzare la realtà è illusione;
se ci si preoccupa per la vittoria o la sconfitta, si perderà tutto.
Il segreto dell’Arte della Spada?
Il fulmine taglia il vento di primavera!
(Tesshu – Giugno 1880)

Nello iaijutsu ho potuto osservare in tutti i miei allievi (che negli anni sono diventati veramente molti), una crescita e un maggiore senso di coraggio nell’affrontare le disavventure della vita.

Questo atteggiamento forte, ma allo stesso tempo sereno, è un grande valore appreso nel tempo, grazie allo iajutsu.

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IAIDO TORINO-Dojo Niten Ichi Ryu-IAIJUTSU KORYU

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Deborah NAPPI
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