LO STUDIO DELL’ARCO GIAPPONESE
Lo studio dell’arco giapponese, cioè il “Kyudo”, in Italia non è molto considerato e pochissimo conosciuto. I praticanti nel nostro Paese sono meno numerosi che all’estero (in particolare in Germania).
L’insegnamento da un’arte così affascinante
Nel corso degli anni, ormai mi avvicino ai trenta come pratica dell’arco giapponese, questa disciplina mi ha insegnato la pazienza e l’umiltà.
Anche se la meta finale è ancora molto distante, praticare con regolarità mi è servito a capire dove avevo delle mancanze e come avrei dovuto lavorare per correggerle.
La parte più difficile nel mio viaggio in questa vita, come per tutti, è proprio individuare le mie mancanze e i miei difetti.
Senza questa consapevolezza non è possibile iniziare un lavoro di miglioramento.
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Come mi sono avvicinato allo studio dell’arco giapponese
La mia esperienza nelle arti marziali inizia con il Karate nel 1971, abbinando la pratica con l’Aikido.
A metà degli anni ottanta, era arrivato da poco il Kendo: mi affascino e intravedo un percorso nuovo e stimolante.
Così inizio, affiancando anche lo Iaido (spada giapponese) che tuttora pratico.
Però capivo che mi mancava qualcosa: una parte più riflessiva che compensasse quella dinamica.
Ho intravisto che l’arco giapponese mi avrebbe dato quello che sentivo mancarmi.
Sarei rimasto sempre nel mondo delle arti marziali, che mi appassionava molto e di cui tuttora non posso fare a meno.
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L’arco giapponese: alla ricerca di un Insegnante
Il kyudo era quello che mi mancava, ma come fare per poter imparare un’arte così poco conosciuta?
Un giorno ho letto un articolo su una rivista, scritto da un maestro italiano: Vittorio Rosenberg Colorni.
Parlava del Kyudo. Mi affascinò quello che scriveva, ed era quello che cercavo da un po’ di tempo, senza trovare nulla che mi emozionasse sul serio.
Lo contattai e gentilmente trovò il tempo di incontrarmi.
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L’incontro con il Maestro
Il Maestro abitava a Milano ed io a Torino ma questo non mi fermò, anzi mi stimolava in modo particolare.
Questo è l’esempio che dimostra che il Maestro non si trova mai sotto casa: nulla ci deve fermare, neanche la distanza se veramente vogliamo qualcosa che sentiamo necessaria.
Il primo contatto, all’uscita della tangenziale di Milano, è stato cordiale e sereno.
L’ho seguito fino a casa sua.
Per tre incontri (uno a settimana), mi ha spiegato e raccontato il Kyudo in Italia. Io ho ripercorso con lui la mia storia nelle arti marziali giapponesi.
In tutto questo, ancora non sapevo se mi avrebbe accettato come suo allievo.
Solo al terzo incontro mi ha confermato che avremo iniziato l’addestramento. E ancora lo ringrazio dei cinque anni passati con lui.
Così iniziò il mio viaggio con lo studio dell’arco giapponese che ancora ora indegnamente porto avanti, come eterno apprendista.
Ma il piacere che più mi appaga è che i miei allievi provano le mie stesse sensazioni di quando praticavo con il mio Maestro… e un po’ li invidio :)
Vincenzo CESALE
チェサレ – ヴィンチェ ンソ
www.personaltrainer-cesale vincenzo.com