In alcune scuole di iaidō (居合道), quale ad esempio la Musō Shinden-ryū (夢想神伝流) praticata nel nostro dojo, viene posta una grandissima attenzione alla precisione del gesto.
Questo perché è una scuola antica (scuola koryū – 古流, come il kyudo – 弓道) il cui scopo era l’addestramento per le sfide reali nella vita quotidiana (ed anche le battaglie dell’esercito). Proprio per questa sua finalità pratica da cui dipendeva la vita del samurai stesso, l’attenzione non viene posta solo ai movimenti afferenti ai tagli, ma anche a tutti i gesti che li precedono e li seguono. Infatti per la cultura giapponese è molto importante l’atteggiamento globale nella pratica di qualsiasi arte, sia essa la spada, la cerimonia del the (Cha no yu – 茶の湯) o l’arte della scrittura (Shodō – 書道). E non solo nella qualità tecnica, ma anche (e soprattutto) per quanto riguarda lo spirito e la presenza con cui si esegue tutto il lavoro. Per poter raggiungere questa raffinatezza e questo livello profondo di lavoro è necessario che ogni singolo movimento sia controllato. Ma non nel senso che diamo noi a questo termine, ovvero di “castrato” e mortificato. Al contrario, deve essere pieno della personalità di chi lo esegue. E facendo ciò il praticante diventa consapevole del gesto stesso. E per far questo è indispensabile che ogni gesto sia compiuto e visto in modo attivo dal praticante.
L’esempio più semplice con cui si riesce a trasmettere questo concetto è il movimento di sedersi a terra (sia seiza – 正座 – che tate iza). Il gesto di sedersi è ovviamente favorito dalla forza di gravità che attira il corpo verso terra. Di conseguenza il modo in cui all’inizio della pratica viene compiuto questo movimento è quello di lasciarsi andare a terra. Questo è molto sbagliato, perché’ si perde il controllo sia del proprio corpo (i muscoli vengono disattivati) sia del proprio spirito (ci si allontana e si permette ad una forza esterna di agire su di noi, che rimaniamo passivi).
Per favorire il cambiamento di atteggiamento è necessario porre attenzione ad ogni singolo movimento (con quale piede si indietreggia e come lo si muove, scendere mantenendo la schiena dritta, ruotare ponendo i piedi in una posizione ben precisa, …). Tale controllo ha il duplice beneficio sia di aiutare il praticante a comprendere come funziona il nostro corpo (molto in dettaglio) sia di obbligare la persona ad essere presente con la mente e con lo spirito in ogni istante della pratica. Questo concetto può essere esteso ad ogni singola tecnica: kirioroshi (taglio che cade dall’alto), oh chiburi (chiburi grande), noto (rinfodero), to ni rei (il saluto alla spada), … e a tutti quei gesti che la nostra cultura sottovaluterebbe e trascurerebbe (ed effettivamente sottovaluta e trascura), ma che invece sono parte integrante del tutto.
Bellissimo ed utile. Grazie
Ho letto l articolo,l ho trovato molto utile x la pratica e significativo x la via..grazie
Inviato dal mio telefono Huawei