La riparazione di un arco per il Kyudo
La riparazione di un arco da kyudo (Yumi) in bambù
Come tutte le arti, anche il kyudo ha un aspetto “manuale” indispensabile: la riparazione degli strumenti di pratica. Nell’arco in particolare, le riparazioni si rendono necessarie quando nella struttura si vengono a creare delle imperfezioni, delle piccole crepe, un distacco tra le parti incollate, o altri danni dovuti all’usura.
La sorpresa
Ogni volta che mi appresto a riparare un arco, so già in partenza che le cose andranno diversamente da come me le aspetto; come capita molte volte anche nella vita, modificare un’azione già compiuta è molto difficile, a volte persino controproducente.
Come recita un vecchio proverbio, a volte la toppa è peggio del buco. Per questo motivo do il massimo per cercare di “uscirne nel migliore dei modi”; purtroppo non è sempre così, poichè le varianti in gioco sono molte e imprevedibili, c’è sempre il rischio di commettere un piccolo errore di calcolo e danneggiare il lavoro.
L’attenzione massima
La costruzione di un oggetto artigianale (in questo caso di un arco), dovrebbe assumere un’importanza primaria come se si trattasse un rapporto umano: dare la massima attenzione a tutti i particolari è essenziale, ma soprattutto è importante iniziare a lavorare con uno stato d’animo sereno e rilassato.
Nell’intraprendere una riparazione questo non è così facile: la parola stessa definisce già uno stato di errore.
Il modo in cui è stato utilizzato e costruito un arco, influenza il lavoro che devo svolgere in fase di riparazione; ogni piccola frattura può nascere per vari motivi:
- l’uso non idoneo (ad esempio un errore di caricamento prima di ogni sessione di lavoro e di scaricamento a fine lavoro);
- la corda (tsuru) mantenuta ad una tensione non adeguata ;
- errori di tiro dell’arciere ;
- il mantenimento disattento (poca manutenzione quando l’arco non lavora) ;
- ecc…
Normalmente questi errori sono da attribuire alla limitata esperienza dell’arciere quando è principiante, ma qualche volta può succedere che nascano dalla superficialità di un insegnante poco coinvolto, che dedica poca attenzione a trasmettere la propria esperienza ai praticanti.
Quando costruisco un arco, mi baso su due punti fondamentali:
- i materiali devono essere di massima qualità;
- la loro preparazione deve essere accurata, al limite della maniacalità :) .
La stessa cosa faccio su me stesso: mi preparo con una meditazione ed un rilassamento evitando ogni interferenza dall’esterno, perchè il mio stato d’animo deve essere predisposto (allo stesso modo di quando mi preparo per scagliare una freccia).
La differenza è che il lavoro su un arco richiede molto più tempo che scoccare la freccia, e per questo mantenere il rilassamento è più complesso e faticoso.
Tutti gli elementi necessari per predisporre la costruzione, li ritrovo anche nella riparazione; se lavoro su un arco usato e costruito da altre persone, devo tenere in considerazione che vi sono due anime in gioco: una proviene dal costruttore e l’altra dall’arciere che ne fa uso, che spesso non si conoscono fra loro.
Il lavoro in prima persona
Qualche volta invito gli allievi del dojo Hayate a partecipare ad una sessione di lavoro sugli archi da kyudo: questo è un passo importante per i praticanti, che imparano come avere maggiore cura della loro attrezzatura personale.
Intervenire su un problema limitato ad una parte dell’arco è molto difficile: tuttavia non rinuncio a provarci, anzi è una sfida che mi permette di accumulare altra esperienza, che mi sarà di sostegno per gli archi che costruirò in futuro.
Vincenzo CESALE
チェサレ – ヴィンチェ ンゾ
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