MA
Un altro concetto interessantissimo, è abbinabile a tutte le cose giapponesi anche alle arti marziali; racconterò un aneddotto che può aiutarmi nel spiegare questo concetto: arrivando dal Karate al Kendo le distanze cambiarono in modo drastico, la lunghezza delle braccia o delle gambe era ben diversa dalla distanza che necessitava con uno shinai, (spada di bambù usata nel Kendo), di fatto ero sempre più vicino del necessario con disappunto del mio Maestro. Questo problema senza sapere mi ha introdotto nel concetto, se pur tecnico e fisico nel MA, spiegato molto bene un questo libro, che consiglio a tutti i miei praticanti.
Vincenzo CESALE
www.duecieli.it
MA
Un grande rappresentante dell’arte del NO, Konparu Kunio, afferma che “Il NO è talvolta definito arte di MA”, ove “La parola MA non è usata per indicare qualcosa di vagamente astratto ma per indicare un definitivo tempo negativo e spazio negativo, dotati entrambi di dimensioni e funzioni”.
Si tratta di una concezzione fondata su quella frase di Zeami sul “non fare”, che apre una accezione di MA estremamente profonda da collocare nel quadro del grosso movimento religioso che interessa il Giappone in quei secoli, con l’istaurarsi di nuove importanti correnti di pensiero buddhista e soprattutto con il formarsi dell’eccezione tipicamente giapponese della scuola buddhista cinese CHAN,lo zen.
Che troverà piena espessione nelle teorie dell’aristocrazia guerriera e intellettuale di epoca Muromachi.
1) Le dottrine cinesi CHAN furono introdotte in Giappone già dal VII secolo, ma soltanto nel XIII secolo i monaci Eisai e Dogen fondarono le due sette fondamentali dello zen, rispettivamente Rinzai e Soto.[…]
Tratto da MA
La sensibilità estetica giapponese di
Luciana Galliano
ed. Angolo Manzoni